Le manifestazioni di Fridays For Future non possono essere ignorate; rappresentano un grido di allarme ed una richiesta di aiuto da parte delle generazioni più giovani.
Il grido di allarme non dovrebbe sorprendere: è da anni che gli scienziati ci mettono in guardia circa i cambiamenti climatici; l’ultima avvisaglia riguarda i danni alla salute causati dal cambiamento climatico.
L’Unione Europea si è dotata di obiettivi chiari al 2050 che ora i Paesi Membri devono rispettare. Nel PNIEC 2030, l’Italia ha definito la ripartizione nei vari settori dei risparmi energetici da raggiungere al 2030.
Purtroppo, come abbiamo già mostrato, ancora prima della partenza (che il PNIEC prevede al 2021) l’Italia è in ritardo sulla tabella di marcia che si è auto-assegnata (cfr. https://renovate-italy.org/2019/09/23/le-detrazioni-fiscali-ed-il-pniec/).
Riguardo al risparmio conseguibile con ecobonus e bonus casa, siamo infatti solo alla metà del punto in cui dovremmo essere nel 2021.
Se la rivendicazione principale di Fridays For Future è che bisogna agire in fretta, la nostra programmazione non sta dandovi risposta.
Urge un cambio di rotta, non solo per rispondere agli obiettivi del PNIEC, ma anche per dare una risposta ai ragazzi che si sono accorti di una semplice verità: siamo così vicini al “punto di non ritorno” che non sono sufficienti le buone azioni dei singoli che hanno compreso la gravità del problema; è infatti necessario l’intervento di un livello superiore, tipicamente il legislatore, che sappia velocemente orientare il comportamento di molti.
In Germania il Governo, anche per rispondere alle sollecitazioni dei ragazzi, ha recentemente varato un Piano Green da 100 miliardi in 10 anni (cfr. https://www.handelsblatt.com/downloads/25037582/9/das-klimapaket-der-groko.pdf). Il Piano ha attirato diverse critiche, ma è interessante vedere cosa propone per la de-carbonizzazione degli edifici.
Ha sì previsto il potenziamento degli incentivi esistenti, ma questi continuano ad avere una intensità ben inferiore rispetto a quella del nostro ecobonus. Il Governo tedesco punta invece su strumenti di accompagnamento (cfr. Misura 11 del Piano). Questi sono un mix di campagne di informazione e sportelli di consulenza energetica (volontaria ed addirittura obbligatoria in determinate finestre di opportunità, ad esempio in occasione del cambio di proprietà). Le campagna di informazioni non sono generiche ma specifiche per argomento e mirate a seconda del target. Il Governo tedesco si è altresì impegnato a presentare un modello per informare i cittadini del valore aggiunto della riqualificazione del proprio immobile.
In Italia, invece, abbiamo puntato tutto sugli incentivi. Peccato però che, come mostrano gli ultimi dati, l’ecobonus non è lo strumento adatto per ottenere importanti risparmi di energia (e dunque una importante diminuzione delle emissioni climalteranti).
Interventi effettuati | Vita utile | Energia risparmiata ad intervento | Costo dell’energia risparmiata | ||
numero | % | anni | MWh/anno | Euro/kWh | |
Coibentazione involucro dei condomini | 477 | 0,1% | 30 | 38,4 | 0,10 |
Riqualificazione globale (involucro+impianto) | 2.674 | 0,8% | 30 | 26,9 | 0,10 |
Coibentazione involucro opaco | 25.267 | 7,5% | 30 | 12,9 | 0,09 |
Sostituzione serramenti | 138.790 | 41,4% | 30 | 2,7 | 0,10 |
Installazione schermature solari | 70.491 | 21,1% | 30 | 0,2 | 0,16 |
Installazione impianto solare per acqua calda sanitaria | 5.578 | 1,7% | 15 | 5,2 | 0,09 |
Sostituzione impianto riscaldamento | 89.262 | 26,7% | 15 | 3,5 | 0,20 |
Installazione building automation | 2.307 | 0,7% | 10 | 3,5 | 0,19 |
Tabella 1: elaborazione dei dati contenuti nel rapporto ENEA 2019 sull’efficienza energetica.
Come si vede dalla Tabella 1, le riqualificazioni profonde (o deep renovations), ovvero gli interventi che permettono di raggiungere il maggiore risparmio energetico (la coibentazione dell’involucro dei condomini, la riqualificazione globale e la coibentazione dell’involucro opaco), sono gli interventi meno realizzati.
L’ecobonus è invece risultato efficace soprattutto per i piccoli interventi, quelli che unitariamente conseguono un mediocre risparmio energetico, insufficiente per raggiungere gli obiettivi del PNIEC e tanto meno per rispondere al senso di urgenza veicolato da Fridays For Future.
Di seguito elenchiamo una serie di osservazioni, alcune delle quali mai prima d’ora prese in considerazione, utili a trasformare l’ecobonus in uno strumento funzionale al suo scopo.
La prima considerazione deriva dal confronto tra gli obiettivi contenuti nel PNIEC e rapporti annuali di ENEA sull’efficienza energetica: rinnovare/stabilizzare gli attuali incentivi non risolve il problema. Ciò che serve è una vera e propria strategia di lungo termine, che preveda nuovi e più funzionali incentivi e misure di accompagnamento.
La seconda considerazione riguarda su quali interventi occorre concentrare gli incentivi.
La nuova EPBD impone ai Paesi Membri di redigere una strategia di riqualificazione a lungo periodo (LTRS – Long Term Renovation Strategy). ovvero fino al 2050. Ciò dovrebbe portare a considerare i soli interventi funzionali a generare risparmi energetici al 2050. Sfortunatamente, solo alcune tecnologie implementate nei prossimi anni genereranno risparmi al 2050. Altre hanno infatti vita utile così breve (10 o 15 anni) che verranno sicuramente sostituite prima di tale data. In altri termini, tali tecnologie sono inutili al fine della LTRS. Gli incentivi dovrebbero essere concentrati su tecnologie con vita utile nell’ordine dei decenni.
Non dovrebbero essere incentivate neppure quelle tecnologie che verrebbero sostituite anche in assenza di incentivo. Ad esempio, un edificio non può rimanere privo di generatore di calore; quando questo inizia a funzionare male o si rompe, viene automaticamente sostituito. Occorre quindi incentivare quelle tecnologie che difficilmente verrebbero installate in assenza di incentivi.
Neppure le tecnologie inquinanti dovrebbero essere incentivate. Solo i generatori di calore che utilizzano il vettore elettrico possono essere resi “carbon free”, se alimentati con energia elettrica prodotta con fonti rinnovabili “pulite”. Alla luce (come ricorda Fridays For Future) dell’urgenza della lotta ai cambiamenti climatici, non dovrebbe essere il caso di continuare a stimolare l’utilizzo di generatori di calore che utilizzano prevalentemente combustibili. E’ infatti arrivato il momento di puntare all’elettrificazione del parco immobiliare, in assenza della quale sarà impossibile risolvere il problema dell’inquinamento, sia climalterante, sia locale.
Infine, ricordiamo che incentivare gli interventi che realizzano un mediocre risparmio energetico non è semplicemente un pannicello caldo. In un contesto di scarsità come quello attuale (i cittadini e le famiglie non dispongono della liquidità necessaria per realizzare qualsiasi intervento), incentivi differenti sono concorrenziali tra di loro. La presenza di un incentivo per interventi di piccole riqualificazioni, o addirittura per la sola manutenzione, limita il numero delle riqualificazioni profonde.
Partendo da queste considerazioni, avanziamo una possibile proposta di nuovo incentivo.
Gli incentivi per finalità di risparmio energetico e lotta ai cambiamenti climatici dovrebbero riguardare solo gli interventi che conseguono un elevato risparmio di energia. Tutti gli altri interventi dovrebbero usufruire solo di eventuali incentivi per le ristrutturazioni edilizie (il bonus casa). In altri termini, l’ecobonus dovrebbe essere eliminato mentre l’ecobonus condomini dovrebbe essere esteso a tutti gli edifici e includere tra i costi incentivabili anche quelli relativi alla parte impiantistica, ma solo per tecnologie con integrazione di energie rinnovabili. Gli interventi impiantistici disgiunti da interventi sull’involucro dovrebbero essere ammessi all’incentivo solo se quest’ultimo soddisfa già la qualità energetica media, come previsto dal DM 26 giugno 2015 “Adeguamento linee guida nazionali per la certificazione energetica degli edifici”.
Riguardo all’intensità di contribuzione, il nuovo ecobonus come sopra delineato può anche essere meno generoso dell’attuale, ma deve prevedere una eventuale serie di maggiorazioni, qualora l’intervento raggiunga determinati livelli di prestazioni ulteriori rispetto al contenimento dei consumi energetici. L’edificio, infatti, deve soddisfare diversi bisogni legati all’abitare (in primis, sicurezza e comfort) che potrebbero risultare insufficienti proprio a causa di un intervento miope che si è concentrato sul solo contenimento dei consumi energetici. La nuova EPBD suggerisce infatti di utilizzare la strategia di riqualificazione a lungo periodo anche per risolvere i rischi legati al sisma e agli incendi. Oltre a ciò, non possiamo dimenticare l’importanza di un buon comfort acustico. Esattamente come succede già col sismabonus, se l’intervento soddisfa non solo i requisiti di efficienza energetica ma anche di reazione al fuoco e isolamento acustico di facciata, dovrebbe usufruire di una maggiorazione nell’intensità di contribuzione (detrazione e costi maggiori).
Tutto quanto sopra è necessario per un funzionale ed ottimale utilizzo delle risorse pubbliche; gli incentivi devono essere erogati solo agli interventi efficaci ed efficienti e non bisogna perdere di vista che un edificio deve soddisfare molteplici bisogni, non solo consumare meno energia.
Tutto ciò da solo basterà? Sicuramente migliorerà la situazione attuale ma non sarà sufficiente.
Anche Fridays For Future arriva alla medesima conclusione: il tempo che rimane è così poco che non possiamo aspettare che il cambiamento arrivi dai singoli cittadini. E’ necessario un ulteriore intervento della mano pubblica. Non stiamo ipotizzando interventi coercitivi o obblighi di ristrutturazione. La soluzione che abbiamo in mente è prevedere delle misure di accompagnamento, senza le quali anche gli incentivi più generosi (dunque più costosi per lo Stato), globalmente considerati, non riusciranno nel loro intento e genereranno un insufficiente risparmio energetico (è proprio la situazione attuale….).
Le riqualificazioni energetiche profonde devono fronteggiare diverse barriere ma quella più ostica è sicuramente la mancanza di cultura. Questa può essere sconfitta solo grazie ad una assistenza “su misura” a cittadini e famiglie (dunque realizzata a scala locale e non nazionale) capace di fornire consulenza integrata su tutti gli aspetti (non solo tecnici e non solo limitati al risparmio energetico) che possono influenzare la volontà di realizzare l’intervento di riqualificazione.
Come si realizza? Tramite gli one-stop shop (come suggerisce la nuova EPBD), sportelli che l’ente pubblico non deve pensare a realizzare (quello dovrebbe essere compito di produttori, imprese ed associazioni) ma patrocinare, autorizzare ed aiutarne l’azione, ad esempio prevedendone la consultazione obbligatoria in determinate “finestre di opportunità” (momenti chiave nella vita di un edificio nei quali è più semplice (tecnicamente ed economicamente) realizzare interventi di riqualificazione).
Una simile strategia deve essere approvata prima possibile e deve essere stabilizzata per un lungo periodo di tempo, al fine di creare un contesto certo, semplice, efficace e duraturo.
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