Osservazioni allo schema di decreto integrativo del D.Lgs. 102/2014

energyefficiencydirective_1Il testo seguente è l’executive summary delle osservazioni di Renovate Italy allo schema di decreto integrativo del D.Lgs. n. 102/2014 e chiaramente si concentra sulle parti del Decreto che riguardano la promozione del miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici.


Il D.Lgs. n. 102/2014 di attuazione della Direttiva 2012/27/UE ha introdotto una serie di innovazioni finalizzate a potenziare la realizzazione dell’efficienza energetica in Italia, con particolare riferimento a quella degli edifici. Il decreto è stato oggetto delle censure della Commissione Europea, che ha aperto la procedura d’infrazione 2014_2284. Il Governo ha approvato uno schema di decreto integrativo contenente disposizioni integrative al D.Lgs. n. 102/2014 finalizzato ad archiviare la procedura d’infrazione.

Tenuto conto degli ambiziosi obiettivi della Strategia Energetica Nazionale, la norma dovrebbe favorire la realizzazione di un grande piano nazionale di ammodernamento del patrimonio edilizio attraverso una vasta diffusione degli interventi di deep renovation che, caratterizzati da elevati livelli di efficacia (quantità di energia risparmiata) ed efficienza (in termini di un ridotto costo dell’energia risparmiata), consentano il loro effettivo conseguimento, con le conseguenti benefiche ricadute su ambiente, occupazione e, in generale, sull’economia del Paese.

Più concretamente, il Decreto dovrebbe definire le condizioni affinché sussistano tutti gli elementi necessari a che gli interventi di miglioramento dell’efficienza degli edifici siano percepiti come attività convenienti e praticabili e, al contrario, l’inerzia nell’attività di riqualificazione sia avvertita come non conveniente.

A più di un anno dall’entrata in vigore del D.Lgs. n. 102/2014, non si può dire che le innovazioni apportate abbiano determinato un cambio di passo nelle attività che vengono realizzate nel nostro Paese. Persistono ancora oggi, quasi inalterati, tutti gli ostacoli che impediscono il miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici e, nonostante l’esistenza di una serie di strumenti di incentivazione, la domanda di efficienza continua a rimanere particolarmente bassa e inadeguata. In generale, la continuità rispetto al passato delle prassi e degli strumenti di incentivazione delineati dal Piano d’Azione per l’Efficienza Energetica (PAEE 2014) e la limitatezza delle risorse dedicate non lasciano prefigurare cambiamenti sostanziali rispetto alla situazione precedente, consentendo di prevedere che, in assenza di rilevanti misure correttive, gli obiettivi della SEN non potranno essere conseguiti.

Al di là della rimozione delle censure della Commissione Europea, la revisione del D.Lgs. n. 102/2014 può essere l’occasione per dotare finalmente il Paese degli strumenti necessari per affrontare in modo adeguato il grande spreco di risorse che caratterizza il nostro patrimonio immobiliare.
Uno dei principali problemi individuati nel D.Lgs. n. 102/2014 è l’inadeguatezza dei criteri che dovrebbero essere seguiti nella realizzazione degli interventi. L’indirizzo strategico indicato nella direttiva europea, che fa riferimento alle ristrutturazioni profonde che comportino un ammodernamento tale da ridurre il consumo energetico di una percentuale significativa, conducendo a una prestazione energetica molto elevata è completamente disatteso. La norma italiana non indica obiettivi in termini di efficienza ed efficacia degli interventi, concentrandosi invece sull’ottimizzazione dei tempi di recupero dell’investimento. Da ciò deriva la prassi di preferire interventi di solo ammodernamento degli impianti, trascurando le operazioni di miglioramento degli involucri che consentirebbero una drastica riduzione del fabbisogno di energia e, adottando tecnologie di origine nazionale e comunitaria caratterizzate da elevata intensità di lavoro, possono contribuire, ben più di quelle attualmente favorite, alla creazione di occupazione e al rilancio dell’economia nazionale.

Coerentemente con la direttiva, il decreto assegna agli edifici pubblici un ruolo di esempio e stimolo per il settore privato, mentre per quest’ultimo sono stabilite norme che dovrebbero creare un clima favorevole allo sviluppo di tali attività. E’ tuttavia fondata la preoccupazione che la pubblica amministrazione non sia adeguatamente stimolata a perseguire obiettivi ambiziosi ed esemplari. Inoltre, la scelta di limitare il programma di interventi agli immobili della pubblica amministrazione centrale non consente di sfruttarne l’effetto di stimolo: gli edifici della pubblica amministrazione centrale infatti non sono omogeneamente diffusi sul territorio nazionale e, di norma, non sono particolarmente frequentati dai cittadini comuni. Sarebbe molto più efficace un’azione capillare sul territorio, che coinvolgesse tutte le amministrazioni locali.

Uno degli aspetti più impegnativi affrontati dalla direttiva è quello che chiede di adottare misure adeguate per eliminare gli ostacoli di ordine regolamentare e non regolamentare all’efficienza energetica. Questa disposizione della direttiva è completamente disattesa dal decreto e infatti è oggetto di uno dei rilievi di maggior spessore sottoposti dalla Commissione europea. La risposta fornita nello schema di decreto correttivo è del tutto inadeguata, essendo sostanzialmente formale e priva di un impatto concreto sulla rimozione degli ostacoli esistenti. E’ ormai nota l’incapacità dell’attuale sistema incentivante (detrazioni fiscali, certificati bianchi e conto termico) di attivare investimenti per il rinnovamento profondo degli edifici, di essere di stimolo per gli interventi condominiali che costituiscono la più ampia quota della proprietà immobiliare nei maggiori centri urbani, e di coinvolgere in misura adeguata le istituzioni finanziarie private. In questo quadro, è di tutta evidenza la necessità di un aggiornamento del quadro normativo e di incentivazione che sia in grado di generare un contesto favorevole alla realizzazione degli interventi di riqualificazione energetica profonda degli edifici e al coinvolgimento dei soggetti finanziari privati.

E’ noto che per creare la domanda di efficienza energetica sia fondamentale generare la consapevolezza dell’attuale stato di inefficienza e dei miglioramenti che possono essere realizzati. La direttiva prescrive che sia promossa la disponibilità, per tutti i clienti finali, di audit energetici di elevata qualità e che siano elaborati programmi intesi a sensibilizzare le famiglie ai benefici degli audit attraverso servizi di consulenza adeguati. La disposizione è disattesa dalla legge italiana, con la conseguenza la situazione di pesante e diffusa inefficienza energetica nel settore residenziale, che da solo è responsabile del 60% di tutti i consumi del settore civile, non è percepito come un problema collettivo. Norme cogenti e premianti sull’esecuzione di diagnosi energetiche, anche semplificate, finalizzate a evidenziare gli sprechi di energia e i possibili rimedi contribuirebbero a migliorare il livello di consapevolezza. La loro realizzazione potrebbe utilmente coincidere con l’installazione dei sistemi di termoregolazione e ripartizione dei consumi che, da soli, non sono sufficienti a rendere noti i motivi degli sprechi energetici dovuti all’inefficienza del sistema edificio-impianto e, conseguentemente, a porre in essere azioni per eliminarli. L’informazione ai consumatori potrebbe essere significativamente migliorata evidenziando sulle bollette informazioni comparative tra i consumi fatturati e benchmark riferibili a edifici di riferimento rispondenti alle norme attualmente vigenti.

Il coinvolgimento dei capitali privati negli investimenti in efficienza energetica è una condizione fondamentale che la direttiva non manca di trascurare, chiedendo che sia agevolata l’istituzione di strumenti finanziari per misure di miglioramento dell’efficienza energetica, in grado di massimizzare i vantaggi di molteplici canali di finanziamento. Il Fondo nazionale per l’efficienza energetica istituito dal decreto, non ancora attivato, sarà dotato di risorse molto esigue in rapporto alla dimensione degli investimenti che dovranno essere messi in atto. E’ quindi necessario che esse non siano destinate al finanziamento diretto degli interventi ma siano dedicate a favorire la mobilitazione di risorse private attraverso la concessione di garanzie sui crediti per investimenti per l’efficienza energetica e contributi in conto interessi, favorendo in particolare i settori che, in mancanza di sostegno, stentano a raccogliere l’attenzione degli investitori. E’ inoltre necessario che le risorse del Fondo siano destinate esclusivamente al sostegno di interventi che comportino effettive consistenti riduzioni dell’energia consumata, durevoli per un lungo periodo (superiori a 20 anni), e che tra i criteri di maggior favore per la selezione degli interventi da sostenere figurino prioritariamente la creazione di nuova occupazione e il miglioramento dell’efficienza energetica dell’intero edificio.

Il tema della copertura delle risorse, tradizionalmente utilizzato per negare la fattibilità di strumenti di incentivazione più efficaci, dovrebbe essere affrontato, con coraggio e determinazione, provvedendo al varo di una Climate & Environment spending review che identifichi i principali settori con effetti dannosi sull’ambiente che ricevono sussidi pubblici e definisca le linee di intervento per una loro progressiva eliminazione e riallocazione nel Fondo nazionale per l’efficienza energetica.

Renovate Italy suggerisce di migliorare il decreto integrativo del D.Lgs. n. 102/2014 con alcuni emendamenti finalizzati ad aumentare l’efficacia della norma attraverso:

  • la promozione della riqualificazione energetica profonda degli edifici, enunciata come via preferenziale per conseguire l’obiettivo della riduzione dei consumi di energia;
  • il potenziamento del ruolo esemplare della pubblica amministrazione con l’estensione del programma di riqualificazione agli immobili di tutti gli enti locali;
  • la sensibilizzazione dei proprietari di edifici con un’adeguata informazione e l’adozione estensiva delle diagnosi energetiche anche in ambito residenziale;
  • il miglioramento dell’efficacia degli strumenti di incentivazione, soprattutto con riferimento alle categorie di interventi che oggi non si attivano a causa della presenza di ostacoli non affrontati dalla normativa vigente;
  • la mobilitazione di risorse finanziarie di entità commisurata all’importanza dell’obiettivo, indirizzandole prioritariamente verso gli interventi di riqualificazione energetica maggiormente performanti.

Clicca qui per scaricare il testo completo delle osservazioni.

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