Studio “La transizione energetica degli edifici italiani”

Come è noto, la Direttiva sull’efficienza energetica degli edifici (anche denominata EPBD o “Direttiva Case Green”) si avvia ad essere revisionata ed aggiornata.

Non è la prima volta che ciò accade ma questa modifica si preannuncia differente dalle precedenti.  Infatti, anche a causa dell’impellenza di contrastare i cambiamenti climatici, è necessario disporre di uno strumento capace di conseguire importanti risultati in termini di riduzione di emissioni climalteranti.

L’applicazione delle precedenti versioni della Direttiva non hanno infatti conseguito significativi risultati, come mostrano gli annuali rapporti sulla classificazione energetica degli edifici (qui disponibile quello relativo al 2022).

Gli attuali trend di riqualificazione energetica degli edifici sono infatti troppo lenti per conseguire la de-carbonizzazione del parco edilizio entro il 2050. Negli anni scorsi si è pensato che i benefici derivanti dalla riqualificazione degli edifici fossero sufficienti per convincere i legislatori nazionali ad approvare norme capaci di arrivare alla riqualificazione degli edifici. Purtroppo ciò non è avvenuto nel panorama legislativo dei vari Paesi Europei, né tantomeno i cittadini, su propria iniziativa, hanno dato via all’auspicata ondata di riqualificazione (Renovation Wave) degli edifici.

A fronte di ciò, la Commissione ed il Parlamento UE hanno intrapreso una nuova strada, approvando, per quanto di propria competenza, una nuova bozza di EPBD. Rispetto alle versioni precedenti, la novità più importante è la presenza dei MEPS (Minimum Energy Performance Standards), ovvero requisiti minimi di efficienza energetica. Si tratta di livelli di prestazione energetica che determinati edifici devono possedere entro una tal data o in occasione di determinati eventi (ad esempio, la vendita). In questo modo, si otterrebbe un deciso aumento del ritmo di riqualificazione degli edifici, e l’economia UE beneficerebbe dei relativi benefici.

La Direttiva Case Green è però ancora in forma di bozza. La versione definitiva si avrà solamente al termine dei cosiddetti “triloghi”, ovvero degli incontri tra Consiglio UE, Commissione UE e Parlamento UE.

In occasione dei triloghi, 89up ha confezionato lo studio “La transizione energetica degli edifici italiani” commissionando:

  • a Guidehouse uno studio economico che mostra, per le economie europee, i vantaggi economici della riqualificazione degli edifici
  • a Savanta un sondaggio che mostra la sensibilità dei cittadini di alcuni Paesi Europei in merito ai cambiamenti climatici e le possibili soluzioni.

Lo studio ha rilevato che se l’Italia riqualificasse i propri edifici più energivori, i risparmi energetici supererebbero i costi del 68%. I calcoli mostrano che con un investimento di 56 miliardi di euro fino al 2033, dopo 20 anni si otterrebbe un risparmio energetico di 94 miliardi. 

Con un livello di ambizione ancora maggiore, dopo 20 anni, il risparmio energetico supererebbe i costi di circa 94 miliardi di euro. Questi dati sono importanti ma non sono una novità assoluta; già più di dieci anni gli studi indicavano che le riqualificazione degli edifici è un’operazione win-win, per i cittadini e per gli Stati.

Il sondaggio ha invece mostrato qualcosa di inaspettato; gli Italiani sono i cittadini europei più preoccupati per gli effetti dei cambiamenti climatici, in particolare le ondate di calore: il 67% degli italiani teme che le future ondate di calore ridurranno l’aspettativa di vita dei propri cari ed il 76% dei genitori di bambini fino a 6 anni di età è preoccupato dell’impatto delle temperature estreme sui propri figli. 

Gli italiani sono particolarmente preoccupati anche per le proprie bollette energetiche: il 71% è preoccupato del loro peso nei prossimi cinque anni. 

Due terzi degli italiani (63%) sono favorevoli a introduzione di requisiti minimi di efficienza energetica per gli edifici più energivori poiché ciò porterà vantaggi finanziari e una migliore resistenza alle ondate di calore. Solo il 20% non è a favore dell’introduzione di tali requisiti. 

Dal proprio Governo, gli italiani preferirebbero un supporto a lungo termine per le riqualificazioni energetiche (51%) piuttosto che un contributo a breve termine per pagare le bollette energetiche (37%). 

[Lo studio “La transizione energetica degli edifici italiani” è liberamente scaricabile cliccando qui]

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